Storia di Tropea

Le origini di Tropea non sono sicure, la mitologia narra che fu Ercole, di ritorno dalla Spagna, a fondarla dopo esservi soggiornato, da cui anche il nome di Portercole.
Il nome stesso non ha un origine certa, potrebbe derivare dal greco “tropos” (retroversione), termine per indicare un particolare fenomeno di forti correnti marine che si manifestavano all’altezza di Tropea. Oppure secondo una leggenda, il nome Tropea derivò dal termine “tropheum”, per indicare quel nucleo urbano voluto da Scipione l´Africano di ritorno a Roma dopo la vittoria su Cartagine, che qui si fermò per trovare un pò di riposo.
Basandosi sui reperti archeologici rinvenuti, si fa risalire il primo insediamento umano all’ Età  del Bronzo. Si può però considerare come prima gente tropeana quella che si stanziò sulla rupe rocciosa intorno al V sec. a.C., periodo durante il quale si ebbe la dominazione greca fino al III sec. a.C. Dal II sec. fino al 476 d.C. fu caratterizzata dalla dominazione romana. In questo periodo fu edificato un tempio dedicato al culto del dio romano Marte, nella parte bassa dell attuale Corso Vittorio Emanuele; fu però distrutto nell età  cristiana.

Dal 476 d.C., dopo che l’Impero Romano d’Occidente inizia a disgregarsi, in Calabria si susseguirono varie dominazioni che, aperte con gli Ostrogoti e Goti, si conclusero con i Borboni dal 1815 al 1860. Ma vediamo più in dettaglio un’altra parte della storia di Tropea.

La Costruzione delle mura di tropea

All’invasione dei Goti successe quella dei Bizantini (535-1060). Giustiniano, imperatore di Bisanzio, decise di riconquistare i vari territori occupati dalle popolazioni germaniche ed inviò al Sud d’Italia il generale Belisario che liberò la Calabria dal dominio dei Goti e costituì dei presidi difesi da mura di cinta. Anche Tropea fu scelta, per la sua privilegiata posizione su un masso roccioso, come presidio per la difesa dei territori dell’Impero. Ancora oggi è visibile un tratto delle antiche mura, più volte sottoposte a rifacimento, che, costituite a difesa del centro abitato, vengono attribuite a Belisario. Questa cinta muraria si estendeva da Oriente ad Occidente e precisamente dall’attuale largo Villetta al caseggiato di Via Regina Margherita fino al Palazzo Toraldo ed oltre. Vi erano anche delle porte di accesso all’interno della cerchia muraria, la Porta du Vaticano, allo sbocco della attuale via Indipendenza e la Porta di Mare, in prossimità  della scalinata che porta alla marina del Vescovado. Ma nonostante la protezione bizantina Tropea subì la dominazione Araba nel IX sec.
Nell’anno 840 un gruppo di mercenari saraceni occupò una larga fascia costiera costituendo degli emirati ad Amantea, S. Severina e Tropea, saccheggiando e depredando questi territori. Nell’anno 882 questi territori furono riportati sotto la dominazione bizantina grazie ad un contigente militare comandato da Niceforo Foca. Ma nell’anno 946 Tropea ricadde sotto il dominio dei saraceni per altri sei anni, finchè venne inviato dall’imperatore Costantino un esercito che riportò la cittadina sotto il dominio bizantino fino al 1060

Tropea sede vescovile

Già  dall’649, in piena stagione bizantina, Tropea risulta già sede vascovile, fino al 787; dopo quella data fino al 1060 c’è un vuoto di notizie. L’ultimo vescovo a Tropea di rito greco fu un certo Kalochirio. Il rito greco era stato introdotto in calabria dai bizantini nel VII sec. ed è di questo periodo la costruzione della chiesa di S.Maria dell’Isola, che sorge su un masso di roccia arenaria, oggi completamente trasformata da continui rifacimenti nel corso del tempo.

Epoca Normanna

I Normanni successero ai Bizantini e regnarono in Calabria dal 1060 al 1194, periodo durante il quale la Calabria fu latinizzazta. Il papa affidò a Roberto il Guiscardo il ducato di Puglia e di Calabria; quest’ultimo per ricambiare il gesto benevolo del papa, iniziòò a costruire chiese latine ed abbazie, nominò vescovi latini nelle sedi vacanti e rimosse i monaci greci non disposti ad accettare la nuova religione. Affidò il monastero di S.Maria dell’Isola ai monaci benedettini di Montecassino. E’ di periodo normanno anche la costruzione della Cattedrale di Tropea. Edificata tra i secoli XI e XII, poggia le sue basi su un’area cimiteriale. Nei secoli successivi, sia per i violenti terremoti e sia per volontà  di diversi vescovi, la Cattedrale perse la sua fisionomia originaria per la costruzione di sovrastrutture di vari stili tra cui barocco. I lavori di restauro effettuati dal 1927 al 1931 portatarono alla luce l’aspetto attuale della Cattedrale che non è comunque quello autentico. Fu quindi grazie a Roberto il Guiscardo che nel 1094 a Tropea venne annesso il Vescovado di Amantea con la denominazione di Diocesi inferiore.
Nel 1194 ai Normanni successero gli Svevi fino al 1266 e in seguito Tropea si fece di nuovo apprezzare e conoscere con gli Angioini (1266-1442) e con gli Aragonesi (1442-1504). Intanto la popolazione cresceva e nel 1271 contava già  5508 abitanti che includevano anche quelli dei 24 casali, cioè dei villagi o centri minori, che erano sotto la sua giurisdizione. Per questo motivo Tropea era detta “Universitas” ed erano stati i “Curiali” a reggere le sorti delli essa. Successivamente ai Curiali si sostituirono i Nobili e gli Onorati del popolo. Questi ultimi erano quei cittadini che erano riusciti ad emergere per la loro attività  (non mestieri manuali). Di questo periodo è “il Sedile” tipico luogo di ritrovo dei Nobili per la salvaguardia dei loro interessi. Nel 1567 Nobili ed Onorati del popolo decisero di separarsi ed eressero due sedili separati: uno detto Portercole per i Nobili (dal suo mitico fondatore), sito al centro di Piazza Ercole, e l’altro detto Africano (da Scipione l’Africano,altro mitico fondatore) per gli Onorati del popolo. Intanto Tropea, grazie alla sua posizione sul mare ed anche ad una marineria efficiente, era divenuta una ricca città commerciale. Tra il Trecento ed il Quattrocento dal porto di Tropea vi fu un grande deflusso di vini calabresi, tra cui quello tropeano, ritenuto molto pregiato.

L’Accademia degli Affaticati

Tra il XV e il XVI secolo, cioè in piena stagione rinascimentale, quando in Italia fiorivano le Accademia cioè centri di cultura dove si confrontavano e coltivavano le proprie conoscenze e si riunivano cultori di lettere, scienze e belle arti, a Tropea nacque un’Accademia detta degli Affaticati, dove si riunivano laici ed ecclesiastici con una certa cultura e con apprezzate doti morali. Tra questi vi era anche Pasquale Galluppi, filosofo tropeano. Aderirono forse all’Accademia i fratelli Vianeo, nel Cinquecento; questi godettero di una fama che varcò i confini d’Italia come chirurghi in rinoplastica. L’Accademia degli Affaticati alla fine dell’Ottocento si avviò verso il tramonto definitivo.
Nel 1612 Tropea da città demaniale si trasformò in feudo, in quanto il vicerè de Castro la vendette al principe di Scilla Vincenzo Ruffo. La popolazione tropeana si oppose a tale vendita ed inviò al re di Spagna, Filippo III, una delegazione, di cui faceva parte Luigi Lauro, per l’annullamento della vendita, grazie anche alla partecipazione di tutta la popolazione tropeana che contribuì al pagamento del riscatto, che fu poi ottenuto solo nel 1616. In questo periodo Tropea era divenuta una cittadina di 3500 abitanti e la popolazione era costituita da tanti professionisti, come medici, farmacisti, notai, dottori in legge, ma anche da vari artigiani, pescatori, commercianti e dai cittadini “nobili” che vivevano di rendita. In questo periodo diverse famiglie del patriziato iniziarono a costruire fabbricati e ad erigere palazzi. Apparvero gli storici portali, con gli stemmi nobiliari che erano posti alla sommità dell’arco.che rappresentavano le condizioni sociali di chi vi abitava.
Ma nel 1783, durante la dominazione borbonica, un devastante terremoto provocò diversi danni alle abitazioni nel centro storico, tanto da essere demoliti. Furono creati gli odierni Larghi di Tropea tra cui Largo Galluppi, e una terza porta detta Porta Nuova, costruita per consentire alla gente che, dopo il terremoto abitava nel rione Baracche, costruito per sopperire ai gravi danni subiti dalle case, l’accesso in paese. Tra il Settecento e l’Ottocento, sotto la dominazione borbonica Tropea ebbe una notevole evoluzione sociale ed urbana, grazie alla sua crescente economia. Infatti venivano commerciati anche in Francia prodotti locali come manufatti di tela e cotone ed essenze ricavate da limoni ed arance. Si lavoravano pelli e cuoio, veniva allevato il baco da seta e già  da quell’epoca si lavorava e commerciava la cipolla. Ma l’Ottocento si può considerare il secolo delle demolizioni urbane di Tropea e il periodo durante il quale la città  ebbe un ruolo amministrativo notevole che esercitò per lungo tempo.
Nel 1806 la dominazione francese prese il posto di quella borbonica fino al 1815 e Tropea venne posta a capo del Circondario che comprendeva i comuni di Parghelia, Zaccanopoli, Zungri, Drapia e Ricadi. E nel 1828 iniziarono le demolizioni di importanti parti storiche di Tropea tra cui lo storico Castello, che era stato un importante baluardo difensivo e la chiesa di San Giorgio (tempio di Marte), per ricavarne l’attuale Corso Vittorio Emanuele. Furono abbattute anche le due porte di Mare e Vaticana per ricavarne l’attuale belvedere detto largo Villetta. L’aspetto attuale di Tropea comunque conserva ancora tracce del passato non sempre in armonia con quello che è il presente fatto di costruzioni con stili spesso troppo moderni.